sabato 29 gennaio 2011

Giovedì 03 febbraio Piero Ricca a Nogara (VR)


Giovedì 03 febbraio, presso la sala del piano terra del Palazzo Maggi - Nogara, si terrà l'incontro con PIERO RICCA, con proiezione dei video di Qui Milano Libera.
L'evento è organizzato dal blog Nogara On Line.


Piero Ricca a Nogara  tratto dal blog Nogara On Line

E’ l’ospite più indesiderato alle feste del potere. Rigorosamente senza invito, si presenta armato di videocamera, megafono, cartelli, volantini, con un manipolo di amici fidati, a lanciare schizzi di verità e memoria sull’abito buono dell’interlocutore di turno. Dipinto dai media come un provocatore e un contestatore, apostrofato come irriverente rompicoglioni dagli oligarchi da lui interrogati e dai loro pasdaran, schedato dalle questure pur essendo incensurato, Piero Ricca è semplicemente un acuto giornalista free lance e un cittadino non rassegnato, che assesta salutari ceffoni ad un’opinione pubblica anestetizzata dall’etere televisivo.
Persegue da anni un’originale forma di impegno civile sul fronte della legalità, dell’etica pubblica, della libertà di espressione, diffondendo un metodo di critica attiva e frontale al degrado politico e culturale di un Paese in avanzato stato di putrefazione morale. Cuore pulsante della sua militanza resistenziale è l’associazione Qui Milano Libera, gruppo di giovani e informatissimi battitori liberi che, senza sconti e inibizioni, coltivano il vizio di interpellare in pubblico i prepotenti di tutte le caste nazionali, inchiodandoli alle loro responsabilità giuridiche, morali e politiche con il martello di una “sanzione reputazionale” gridata a viva voce, per strada, con un urlo che si riverbera sul web, fra i video amatoriali di YouTube e i lucidi contributi di un popolarissimo blog2. E intanto, trainati dall’esempio di Piero, spuntano come funghi, su e giù per lo Stivale, altri nuclei di opposizione civile che con il tam tam informatico veicolano notizie censurate dal regime telecratico, restituendo linfa vitale all’albero della democrazia partecipativa.
Ricca non cerca applausi o lucrosa visibilità. Gode della stima di Gian Carlo Caselli, Marco Travaglio e Giovanni Sartori («Dieci, cento, mille Piero Ricca», disse una volta il celebre politologo), ma paga a caro prezzo, anche in termini economici, la sua assoluta indipendenza. Mette il fuoco dell’intransigenza e il suo faccione barbuto nei serrati confronti de visu con ministri, giornalisti, banchieri. Irrompe nei dotti simposi dei circoli culturali milanesi, alle convention del partito-azienda, alle presentazioni dei libri di Bruno Vespa, nelle beatificazioni in vita di Giulio Andreotti e nelle commemorazioni trasversali di Bettino Craxi. Pone domande fuori copione che nessun giornalista osa più fare. Rievoca verità scomode, che si insinuano come zaffate sulfuree nell’incenso dell’adulazione che circonfonde lorsignori. Tampina i fedelissimi di Silvio Berlusconi, rimediando sputi da Emilio Fede, botte dai gorilla di Marcello Dell’Utri, ingiurie devastanti da Vittorio Sgarbi, risposte evasive o pretestuose da Fedele Confalonieri e Niccolò Ghedini, messi alle corde sugli scandali della sentenza Mondadori, di Europa 7 e delle leggi ad personam. Ma, da buon guastafeste no partisan in un panorama di opportunisti bipartisan, tira anche robuste sassate sullo specchio in cui si rimirano con autocompiacimento, tra gli applausi dei “militonti”, i vertici di un centrosinistra rotto ad ogni compromesso e avvitato in una spirale autodistruttiva di vigliaccheria politica, subalternità culturale e maldestro affarismo. Ne riceve, in cambio, spintoni, minacce e insulti non dissimili da quelli collezionati in mezzo ai “berluscones”. «Comunista di merda» per i tifosi di Sua Emittenza, «pagato da Berlusconi» per i pretoriani di D’Alema, «qualunquista» e «antipolitico» per la stampa più sciatta, sempre pronta a rispolverare etichette truffaldine e frusti luoghi comuni per screditare l’onestà intellettuale e l’indipendenza di giudizio dei non allineati. Cioè della parte sana, reattiva e più “politica” del Paese.
Senza padrini né padroni, Piero continua ad orientarsi nelle acque stagnanti della Penisola con la sola bussola costituzionale e il vento della ribellione morale che soffia nelle vele. Navigazione perigliosa, tra gli scogli di una spicciola persecuzione poliziesca che lo accompagna dal 2003, da quel grido («Fatti processare, buffone! Rispetta le leggi o farai la fine di Ceausescu e di Don Rodrigo!») lanciato nel corridoio del Tribunale di Milano contro un Caimano prossimo ad autoimmunizzarsi per legge dai processi. Non ingiuria, ma legittima, sentita e vibrata critica politica, riconobbe la giustizia dopo alterne vicende1. Da allora le sue iniziative vengono costantemente monitorate, boicottate o sopite da occhiuti e zelanti questurini che, come i gendarmi accorsi ad arrestare Pinocchio, lo piantonano e identificano, talvolta trattenendolo in commissariato per ore, mentre i Gatti e le Volpi dell’Italietta odierna si salvano dai blitz di Piero-Pierino, continuando a scorrazzare indisturbati con fedine penali a volte più lunghe delle loro code.
Nel 2007, a corredo di un’intimidatoria querela per diffamazione sporta da Emilio Fede, che appena incrociò Ricca gli diede a freddo dell’imbecille, per poi minacciarlo e sputargli addosso, in un grottesco ribaltamento di ruoli il blogger milanese si vide notificare un decreto di sequestro preventivo del suo sito, che restò chiuso e non aggiornabile per più di venti giorni, fino all’accoglimento dell’istanza di dissequestro.
Pochi mesi dopo, nel centro di Milano riservato a duemila ospiti vip invitati a celebrare il centenario della Mondadori, durante uno speaker’s corner improvvisato in Piazza della Scala per ricordare ai passanti la storia edificante della maggiore casa editrice del Paese transitata nelle tasche di Silvio Berlusconi in forza di una sentenza compravenduta, Piero e altri sei ragazzi di Qui Milano Libera vennero condotti a forza presso il commissariato di Piazza San Sepolcro, scortati da trenta agenti come nel finale di The Blues Brothers. Riesumando dall’archeologia penale di epoca fascista un polveroso rudere normativo come l’articolo 18 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, i sovversivi furono denunciati per «riunione non autorizzata». Sequestrati i pericolosissimi corpi di reato: il megafono, diciotto cartelli e centodieci volantini che raccontavano fatti veri e dimenticati3.
Il messaggio, di stampo brigatista, è chiaro. Colpirne uno per educarne cento. Se hanno rimosso Luttazzi e ostracizzato per cinque anni il decano Enzo Biagi, se un blogger free lance inanella fermi di polizia, l’uomo della strada e l’ultimo praticante del quotidiano locale ci penseranno mille volte prima di steccare nel coro.
Piero non recede e continua a puntare parole e immagini «come un laser contro chi ci vuole sottomessi», invitando ad alzare la testa nel segno di una ferma assunzione di responsabilità individuale, per promuovere un cambiamento dal basso. Non si può pretendere da tutti la stessa intransigenza, ma neppure rassegnarsi alla passività, assuefarsi allo scandalo, convivere con l’analfabetismo civico o cedere alla tentazione di ripiegamento nel privato.
L’indifferenza opera potentemente nella storia, diceva Gramsci. Ma – risponde Ricca – «se in tanti rialzassimo la testa, domani questo Paese avrebbe un altro volto».

domenica 23 gennaio 2011

Bettino Craxi Platz, Padania Auf Widersen



Anni novanta, non esisteva ancora l'appellativo Padania, ma una forza politica in ascesa, denominata Lega Nord, si proponeva di "rompere" gli equilibri di potere dei partiti di allora DC e PSI (partito del "buon" Craxi) in primis... Quanta acqua sotto i ponti, quante speranze rimaste tali, quanto urlar per poi, a distanza di anni, ritrovarsi amalgamati agli stessi "nemici" di un tempo, anche se con volti diversi (oggi abbiamo il puttaniere di Arcore, amico e grande sostenitore di Craxi); ultima ciliegina sulla torta l'intitolazione a Bettino Craxi, personaggio  nell' "occhio del ciclone" nel periodo di tangentopoli, di una piazza a Lissone (MB), comune amministrato da sindaco leghista.

Intitolano una piazza a Craxi, a Lissone è protesta come nel ’92 all’hotel Raphael 

da Il Fatto quotidiano del 22/01/2011

Tal padre, tale figlia. Più o meno 18 anni dopo le monetine all’uscita dell’hotel Raphael contro Bettino Craxi, stessa sorte è toccata alla figlia Stefania. L’occasione era stata voluta fortemente dal vicesindaco Pdl Gabriele Volpe, ex socialista e “subita” dalla Lega nord locale che non si è mai opposta nonostante in quegli anni sia stata in prima fila nel contestare l’ex leader del Garofano morto latitante in Tunisia.
L’inaugurazione di piazza Craxi a Lissone si è trasformata in una riedizione delle proteste targate Tangentopoli. Stesso copione, stessa fuga a gambe levate e identiche urla. Un fitto lancio di monetine, pernacchie, fischi e un assordante “ladri, ladri” ha accolto la figlia di Bettino Craxi che è anche sottosegretario agli Esteri, impedendole di tagliare il nastro di una piazza intitolata al padre in una cittadina governata dal Carroccio da 15 anni.

Un’autentica rivolta. Stefania Craxi scortata da ingenti forze di polizia è stata costretta ad interrompere il discorso e a trasferirsi in un teatro tra le urla della folla composta sì da esponenti della sinistra locale, dell’Idv, ma anche da cittadini senza etichette politiche. Improvviso cambio di programma per le proteste di 400 persone hanno fatto infatti saltare la prima parte dell’evento, previsto proprio nella piazza che porterà il nome dell’ex leader socialista. I contestatori hanno replicato le proteste degli anni di Tangentopoli con tanto di lancio di monetine e “vergogna” urlati a squarciagola e senza interruzione.

In piazza anche qualche tafferuglio tra ex socialisti e contestatori sedato a fatica dai carabinieri. Il gruppo di socialisti, guidati dalla figlia di Craxi, Stefania e dal vicesindaco di Lissone Gabriele Volpe, si è quindi spostato celermente, scortato dalle forze dell’ordine, nel vicino Palazzo Terragni dove era in programma la seconda parte della giornata. Numerose le bandiere dell’Italia dei Valori nella parte di piazza che ha protestato (era presente anche il blogger Piero Ricca) e i cartelli contro Craxi. “Non mi fanno né caldo né freddo – ha commentato Stefania Craxi – . Non hanno l’autorità morale, politica e grammaticale per esprimersi su mio padre.  Le due targhe che danno il nome di Bettino Craxi a una piazza del centro di Lissone, comune della Brianza leghista, sono state modificate con un cartello che intitola così lo spazio all’ex capo dello Stato Sandro Pertini “presidente degli Italiani”. Il cambio del nome è avvenuto pochi minuti dopo la prevista inaugurazione della piazza Bettino Craxi. Su uno dei muri dei palazzi vicini è comparsa anche la scritta “ladro” a caratteri cubitali.

Intanto i contestatori si sono ritrovati davanti a Palazzo Terragni, dove si era spostata in fretta e furia la cerimonia, per contestare i presenti all’evento, ormai terminato. I fedelissimi di Craxi alla chetichella sono usciti dall’edificio scortati dai carabinieri per evitare ulteriori disordini. Le proteste sono state bollate come “polemicuzze” dall’ex sindaco socialista di Milano Paolo Pillitteri, che ha poi aggiunto: “Conta solo cosa rappresenta la figura di Craxi, una persona che è nella storia. Tutto il resto sono solo polemicuzze”. Non dello stesso parere i contestatori che hanno continuato ad urlare slogan contro Craxi lasciando dopo un’ora la piazza centrale della città. (tm)

domenica 16 gennaio 2011

Lacrime di Giulietta il video che spopola su You Tube



Oggi l'amico facebook Gino F. allegandomi il video sopra ha scritto "So che ti piacerà...". Mi piace molto, Gino, la clip di Negrin sia per l'effetto ottenuto e per il suo messaggio a favore del "verde".

Negrin fa piangere. E' boom su YouTube  di Paolo Ferrari
da la Stampa.it del 14/01/2011

Il suo clip «Lacrime di Giulietta» spopola: lui sogna di scrivere una messa

Torino
Nuovo exploit per l'artigianato video musicale torinese. Prodotto in casa, il clip del brano «Lacrime di Giulietta» del chitarrista, pianista e compositore Matteo Negrin ha superato in pochi giorni le 400.000 visioni.

Risultato eccezionale, che continua a crescere: quota mezzo milione non è certo un’utopia, poi chissà. Il successo è frutto di un passaparola curioso, dal momento che la maggior parte dei contatti è targata Asia e Stati Uniti. Luoghi in cui l'arte del «music painting», la pittura legata all'espressione sonora su cui si basa il video, è seguita con interesse da un pubblico eterogeneo. Ma anche da noi il video dilaga; tra i post, quello di un insegnante di liceo che propone di utilizzare brano e immagini per rasserenare l'animo degli studenti durante gli intervalli, accostandoli al tempo stesso a una maniera differente di concepire la musica.

Abituato a scrivere musica e esibirsi in piccoli locali, il trentaseienne Matteo ha le vertigini: «Non me l'aspettavo, il video è nato come primo esperimento di animazione su pentagramma, dal momento che non mi risultano precedenti applicazioni del genere "music painting". Sulla base del brano e di un mio soggetto, mi sono rivolto ai giovanissimi amici di Lab, ovvero Luca Cattaneo, Alberto Filippini e Alice Ninni. Ne è venuto fuori uno storyboard steso su un foglio unico, lungo 12 metri. Su quello abbiamo girato 15 ore di immagini, che poi sono state selezionate e sincronizzate per dare vita ai tre minuti e mezzo di clip che tutto il mondo sta apprezzando».

Il risultato è stupefacente. Le mani di Alice disegnano a tempo intorno alle note automobili e alberi, gru e nuvole, mentre il suono fluisce fresco, naturale, biodegradabile: «Il pezzo fa parte del mio nuovo album, "Glocal Sound", autoprodotto. Non ho una casa discografica e neppure un manager, faccio tutto da me. La presentazione è avvenuta il 18 dicembre all'Artintown, il circolo nel cuore della San Salvario in cui vivo e dove spesso suono con gli amici musicisti e cantautori».

È la famosa nuova boheme del quartiere, un focolaio che si conferma gravido di piccole grandi idee. E che non disdegna l'impegno civile e ambientale: le illustrazioni di «Lacrime di Giulietta» contengono messaggi soft quanto espliciti in materia di riduzione dell'inquinamento, utilizzi di biciclette e mezzi pubblici, risparmio energetico, difesa del verde. Tutto con grazia, senza mai risultare pedanti né didascalici.

Per chi considera i protagonisti di questa nuova scena un po’ freak, basata nel quartiere meticcio per eccellenza, un pugno di spiantati, ecco un percorso personale contromano: «Incido dal 1999, ho vinto la Biennale del Mediterraneo, ho lavorato per la Utet, il Museo Nazionale del Cinema e la sede Rai di Roma. Nel nuovo cd ho messo idealmente il pianoforte di casa mia al centro di San Salvario, facendolo dialogare con tutto quello che gli si muove intorno. Credo che la natura strumentale del progetto aiuti a livello internazionale, non c'è l'ostacolo del testo». Mentre si gode il bel momento, Negrin culla un'ambizione di rango: «Prima di compiere quarant'anni mi piacerebbe comporre una Messa, credo sia un banco di prova decisivo per chi scrive musica. Va da sé che sarebbe interessante contestualizzarla, affidandone la prima esecuzione a un’orchestra multietnica».

Per adesso sbarca il lunario con le tante repliche del varietà «Il Grande Fresco», che porta in giro per l'Italia con il poeta Guido Catalano e il cantautore Federico Sirianni, e con le lunghe «Notti delle chitarre», ancora all'Artintown della cruciale via Berthollet, sorta di laboratorio permanente.

Matteo, del resto, a San Salvario ci è nato; non casca nella retorica e non si inventa talentaccio disperato: "Abito sopra un cinema porno, il Maffei, però forse è meglio non scriverlo. Aspetto la secondo figlia. Vizi? Correggo il caffè con la sambuca"

domenica 9 gennaio 2011

Nucleare, bianco e nero lo spot paraculo...(Chicco Testa ripigliati, lo sdoppiato sei tu!)


Maddalena Balsamo, attrice e conosciutissina youtuber pone delle riflessioni  riguardo il recente spot del  Forum Nucleare Italiano.

"Sembra uno spot di incoraggiamento al dibattito sul nucleare, ma secondo la sottoscritta è una campagna di persuasione occulta per aumentare il consenso, denunciabile all'antitrust , numero verde 800-166-661
link dello spot: http://www.youtube.com/watch?v=R29l7G...