Vittorio Messori |
Un patrimonio paesaggistico naturale che negli ultimi anni ha subito trasformazioni evidentissime. Un consumo di suolo e di territorio che non ha eguali nell’Italia degli anni ’90: “Dobbiamo essere realisti – continua Messori – il consumo del territorio deve essere fermato. Non possiamo permettere che questa edilizia, anche di cattiva qualità, continui ad allargarsi, a macchia d’olio. Io abito a Desenzano, da quando mi sono trasferito la città ha raggiunto i 30mila abitanti, è la seconda della Provincia. Senza dimenticare le centinaia, forse migliaia di seconde case. Ovviamente la nostra non è una dittatura, non possiamo impedire alla gente di trasferirsi qui. Nonostante lo scempio il Garda è ancora appetitoso. Ma dobbiamo conciliare questa crescita inarrestabile con la necessità di salvare il territorio, e trovare al più presto un punto di equilibrio”. I suoi articoli, pubblicati di recente anche dal Corriere, non sono piaciuti proprio a tutti. Tanto che in molti si sono stupiti (o almeno lo hanno fatto credere) quando il buon Messori è stato minacciato, più e più volte. “Mi sono molto esposto, e continuerò a farlo. Per salvare la campagna che ancora oggi miracolosamente resiste intorno all’abbazia di Maguzzano: terreni che fanno parte del paesaggio e della storia, una storia millenaria del libero Comune monastico amministrato da un frate e da cinque contadini, eletti dai loro compagni. Ho fatto articoli, interviste, inchieste, mi sono battuto affinché questa bellezza e questo verde fosse salvaguardato dalle costruzioni. Una zona ancora libera, e dunque molto preziosa: è chiaro che la trasformazione di un terreno da agricolo a edificabile significa poter moltiplicare per il mille il valore del terreno stesso. Una cosa è coltivare mais, un’altra è poterci costruire”. Ed ecco allora le minacce, ripetute: lettere anonime e minatorie, vetri dell’auto spaccati, telefonate notturne.
“Non voglio fare il martire, e nemmeno
l’eroe. Ma le minacce erano concrete e pesanti, mi raccomandavano di
farmi i fatti miei. Questa è il modo di fare della mafia, e me lo ha
confermato anche il Questore di Brescia, non appena i giornali
pubblicarono la mia storia. Mi ha detto di stare molto attento, e che
effettivamente ci sono degli interessi mafiosi molto forti per quella
zona, proponendomi perfino una scorta. Ma se devo morire, preferisco
farlo da uomo libero”. La Digos è poi arrivata, i giornali locali ne
hanno parlato ancora, le minacce al momento sembrano concluse. Perché le
mafie “preferiscono agire nell’ombra” e gli interessi sono così alti
che “non ci sono solo i mafiosi, ma ci sono anche certi agricoltori”.
Vittorio Messori sembra accerchiato, per
fortuna non è sempre così. “Certo non sono molto amato – sorride – la
mafia mi minaccia, la gente del posto non sempre mi guarda in modo
entusiasta. Ma sono contento di poter lavorare a fianco di Gabriele
Lovisetto, segretario del Comitato Colline Moreniche (presto Consorzio)
che ha sede proprio nell’abbazia, proprio accanto al mio studio. Stiamo
parlando di un vero missionario, che fa un’opera preziosa, spesso anche
da solo. Un missionario che si batte per la difesa di quanto resta della
bellezza gardesana, ammiro molto il suo impegno totale, e per il tutto
il territorio. Non mi ritengo un ambientalista o un verde, spesso sono
categorie di estremisti, quasi fanatici, che fanno più danni che
benefici. Credo che invece Lovisetto e i suoi amici siano mossi dal buon
senso, non si vuole bloccare tutto senza riflettere, si vuole
semplicemente conciliare il doveroso progresso con la salvaguardia
dell’ambiente”.
“Parlando di progresso ecco che si
avvicina la TAV, che passerà da Brescia, passerà dal Garda e dalle
Colline Moreniche, sfiorando la Lugana e i vigneti. “Meglio essere
chiari, in un Paese sovraffollato come l’Italia un treno ad alta
velocità non ha senso di esistere. Solo da Milano a Venezia ci sono
almeno sette città importanti, una ogni 50 chilometri: non vedo quindi a
cosa possa servire un treno che fa i 300 all’ora. Un conto sono le
pianure siberiane della Russia, un conto è il deserto spagnolo, da
Madrid a Saragozza e da Saragozza a Barcellona. Là non c’è niente
davvero, non c’è neanche una casa”. Il progetto però si farà, nonostante
le critiche e nonostante le polemiche: “Se si deve fare, meglio farlo
provocando meno danni possibili. In questo ha ancora ragione il
Comitato, il progetto va spostato, magari più a sud. La preziosità delle
Colline Moreniche deve essere tutelata. E attenti ai cantieri, e alle
gallerie. Rischiano di sconvolgere tutto il sistema idrico che alimenta
il Garda“.
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