lunedì 1 giugno 2009

L’ambiente e il territorio non si monetizzano!

Vi lascio alla lettura di questo bel articolo di Stefano Bocchio presidente dell'Associazione Melograno di Cavaion V.se, scritto per "il quasi" omonimo periodico, prendendo come esempio il proprio comune, nonché il mio, l'autore descrive, in modo semplice e sintetico, come e perché si è arrivati in molti comuni d'Italia ad un consumo spropositato del territorio a favore di una cementificazione incontrollata dello stesso.

Oneri di urbanizzazione e spese correnti
In tempi recenti, oltre alla spinta della speculazione edilizia privata, il consumo di territorio ha trovato un alleato nella situazione di bilancio dei comuni e nella legge che consente ai sindaci di applicare alla parte corrente dei bilanci gli oneri di urbanizzazione. Si sentono sempre più spesso gli amministratori comunali ammettere apertamente di promuovere lottizzazioni e nuove costruzioni allo scopo di reperire risorse economiche. A parte il fatto che, con il pretesto di garantire ai cittadini un adeguato livello dei servizi, si promuovono spesso programmi elettorali megalomani e spese voluttuarie fuori controllo, così facendo si innesca un circolo vizioso: più costruzioni vuol dire più cittadini, più cittadini vuol dire più servizi…. di nuovo, altre costruzioni.
E’ forse opportuno ricordare brevemente come si è arrivati a questa situazione.
Gli oneri di urbanizzazione, nati nel 1977 per finanziare la realizzazione di strade, parchi, asili, illuminazione, in generale investimenti in opere pubbliche per i cittadini, vennero qualificati dal Ministero dell’Interno “entrate una tantum” per il loro carattere di straordinarietà e per l’obbligo di deposito in apposito conto corrente vincolato. Vennero quindi collocati nei bilanci dei comuni tra le Entrate del Titolo IV (Entrate derivanti da alienazioni, da trasferimenti di capitale e da riscossioni di crediti) e le relative contropartite tra le Spese del Titolo II (Spese in conto capitale). Dunque una destinazione vincolata agli investimenti delle amministrazioni comunali per dotare paesi e città dei necessari servizi. Nel redigere il Testo unico sull’edilizia n. 380/2001 l’allora Ministro Bassanini omise di riportarvi l’art. 12 della legge 10/77 (Bucalossi) che obbligava i comuni a versare gli oneri di urbanizzazione nel conto vincolato.
Nel 2004 l’Associazione nazionale delle Tesorerie comunali rivolse un quesito al Ministro delle Finanze. Il ministro in carica, on. Tremonti, prontamente rispose che se nel Testo Unico la norma non c’era, voleva dire che l’obbligo non era più vigente. Da quel momento i Comuni si sono dati alla pazza gioia saccheggiando oneri e territorio. Poi è tornato il Governo Prodi, che ha confermato l’andazzo per altri tre anni….adesso, invece, ci pensa Berlusconi
Prendiamo ad esempio il nostro comune di Cavaion Veronese: nel bilancio di previsione 2009 sono previsti oneri di urbanizzazione per 1.690.200 Euro. L’andamento degli incassi degli oneri di urbanizzazione negli anni precedenti è stato questo: anno 2004 Euro 995mila, anno 2005 Euro 1.127mila, anno 2006 Euro 1.076mila, anno 2007 Euro 777mila, anno 2008 Euro 865mila. La cifra prevista per il 2009, come si vede è totalmente irrealistica, perché anche negli anni di maggiore espansione edilizia non si è mai raggiunto un importo simile, ma questa è la somma indicata in bilancio e necessaria per garantire (sulla carta!) la copertura del disavanzo del nostro comune. Ma se questo è il gioco, è facile immaginarsi il futuro che ci aspetta: il territorio sarà venduto e monetizzato per ragioni di bilancio. Se una metafora può rendere l’idea è come se per andare in vacanza, vendessimo la casa.
Al contrario, svincolare il futuro del territorio dalle esigenze contingenti di bilancio è un passo fondamentale per gestire correttamente un comune.
Solo liberato dallo stato di necessità economica e dall’esigenza momentanea di fare cassa, un amministratore coscienzioso può redigere un piano regolatore pensando a cosa è giusto tutelare, capire quali siano i margini di trasformazione, puntare a minimizzare il consumo di suolo.
È chiaro che questo vuol dire promesse elettorali ragionevoli e attività amministrativa improntata al risparmio e alla parsimonia. Lo stesso atteggiamento che bisognerebbe tenere quando si programmano trasformazioni irreversibili del territorio.

1 commento:

Juanne Pili ha detto...

E' facile immaginarsi quanto la criminalità organizzata giochi un ruolo importante in queste manovre.