lunedì 15 settembre 2008

Lago di Garda e di cemento

Speculazione edilizia e interessi mafiosi alleati nella distruzione del paesaggio benacense. Da L'Espresso, 4 settembre 2008 (m.p.g.)

Autori: Biondani Paolo e Tessadri Paolo


«L' invasione del cemento sul lago di Garda è un orrore per ogni persona di buon senso... » Vittorio Messori, scrittore cattolico di fama mondiale, usa un tono deciso e parole forti: «Qui si vive una quotidiana sofferenza nel vedere prati bellissimi, ruscelli, boschetti e uliveti devastati da distese di capannoni commerciali e di lottizzazioni che sembrano conigliere. A lasciare sbalorditi è l'insipienza, la folle idiozia che spinge tanti amministratori, non necessariamente corrotti, a distruggere spiagge e colline per dare sempre nuovi spazi alle cosiddette seconde case: squallidi sottoprodotti edilizi, abitati per due settimane all'anno da anonimi soggiornanti che sul lago non lasciano soldi, ma soltanto rifiuti». Messori vive da 15 anni a Desenzano del Garda e, insieme al cantautore Roberto Vecchioni e a decine di «cittadini senza tessere di partito»', si è speso in pubbliche iniziative contro «la masochistica distruzione di un territorio che con la sua bellezza è un capitale unico e irripetibile». Un impegno civile ripagato con lettere anonime, danneggiamenti e minacce di morte. «Intimidazioni di stampo mafioso», secondo la Questura di Brescia. Forse basta questa vergogna - minacce criminali per zittire uno scrittore che ha firmato libri con due papi, Wojtyla e Ratzinger - a misurare quanto sia diventato sporco il business dell'edilizia sul più grande lago italiano. Italia Nostra ha contato le "nuove abitazioni" costruite in 14 paesi della Riviera bresciana dal 1981 al 2001 (data dell'ultimo censimento Istat), scoprendo che sono aumentate del 47 per cento. E come se nel giro di quattro amministrazioni fossero spuntati dal nulla sette nuovi comuni, fatti tutti di seconde case: solo cemento e asfalto, senza abitanti. Dal 2001 al 2007 poi, il boom dei prezzi ha scatenato un altro sacco urbanistico. E ora incombe una nuova ondata di cemento.
Sommando solo i progetti già in cantiere nei tanti piccoli comuni sparsi tra Brescia, Verona, Mantova e Trento, si supera abbondantemente il tetto di oltre un milione di metri cubi di nuove costruzioni. Un business da 2 miliardi di euro, che sta già muovendo plotoni di speculatori, faccendieri e politici locali. Ma la mole degli interessi edilizi comincia a calamitare, per la prima volta in queste province del Nord, anche soldi di comprovata origine mafiosa. Mentre la costa bresciana è invasa da capitali sospetti di ricchissimi affaristi russi. II Garda è un tesoro naturale che ogni estate arricchisce i suoi 320 mila residenti: circa 3 miliardi di ricavi garantititi da oltre 20 milioni di presenze turistiche.
Ad attrarre soprattutto tedeschi e olandesi sono l'ambiente e il paesaggio. Con la sua grande estensione e profondità, il lago è un bacino di 49 chilometri cubi d'acqua dolce, protetta dalle colline moreniche, che creano un'isola di clima mediterraneo incastonata tra la Pianura padana e le Prealpi. Olivi, cipressi, lecci e oleandri crescono spontanei e gran parte delle spiagge sono affollate di bagnanti. Almeno per ora. L'inquinamento da scarichi fognari è stato limitato, dopo i disastri di Tangentopoli, dal maxi-depuratore di Peschiera. Ma il boom di nuove costruzioni supera le capacità di smaltimento. E mette a rischio il fiume Mincio e i laghi di Mantova. Testimonia Barbara Meggetto di Legambiente: «Tutti i punti del Mantovano controllati dalla nostra Goletta dei laghi risultano inquinati da colibatteri. Abbiamo prelievi che superano di 55 volte i limiti di legge».

Eppure la cementificazione continua. Anzi, peggiora. Un esperto magistrato della zona riassume schiettamente: «La Dc di una volta era clientelare anche con l'edilizia, ma aveva il senso del peccato. Oggi troppi assessori e progettisti hanno perso ogni pudore nel mescolare affari e politica». Il problema è politico-economico: qui un terreno agricolo vale 20-30 euro al metro quadrato; se ha una vista lago, anche parziale, arriva a 40-60; ma appena diventa edificabile, il prezzo schizza a 400-500. E ogni mini-appartamento finito si vende a 4-5 mila euro al metro. Come dire: paghi 1, vinci 200. E a regolare la lotteria dell'edilizia, cioè a decidere chi può facilmente fare montagne, è la politica. Divisa in tante piccole giunte e partitini imbottiti di geometri, ingegneri, speculatori e costruttori.
L'ultima operazione-scandalo è la grande truffa dei finti alberghi. A Peschiera del Garda i giudici veronesi hanno sequestrato per lottizzazione abusiva un maxi villaggio in località San Benedetto: 375 appartamenti, con negozi e piscine, controllati dal più ricco costruttore locale attraverso l'immobiliare Sermana. E già venduti per 110 milioni a tanti investitori ora inferociti. Perché il Comune aveva autorizzato una «residenza alberghiera», divisa sì in casette, ma da gestire come un hotel. Invece i presunti furbetti del Garda li hanno venduti come singole villette. Ora sotto sigilli. Proprio la destinazione ad albergo, da riempire tutto l'anno di turisti, consentiva ai politici interessati di zittire il malcontento popolare contro l'inflazione di seconde case. Ora anche l'attuale sindaco leghista giura di non essersi mai accorto, in 15 anni di progetti e lavori, che quelle "residenze alberghiere" in realtà erano in vendita. Con tanto di rogiti. O con strane "cessioni di quote societarie" che per puro caso coincidono con la singola micro-casetta.

L'esposto di Legambiente da cui è nata l'indagine riguarda anche le "lottizzazioni-albergo" Pioppi, Bassana e Conta. Ma altri "villaggi-hotel" sono in cantiere sulle colline da Lonato a Cavaion. Il sequestro dei 932 posti letto di Peschiera per ora ha avuto solo il miracoloso effetto di fermare le ruspe a Pacengo. Dove la Cooperativa Azzurra, rasi al suolo decine di platani secolari, aveva già cominciato a vendere le sue "residenze alberghiere". Lo scorso marzo la Cassazione ha ribadito che il trucco dei finti alberghi resta reato. Ma la lobby del mattone sta brigando, in Regione Veneto, per regalare ai Comuni il potere di sanare gli abusi. Le nuove speculazioni minacciano boschi e vigneti. Il panorama è impressionante soprattutto se lo si va a vedere dal lago, in barca. A Castelnuovo del Gardaland (soprannome del Comune con il parco-divertimenti più grande d'Italia) i fabbricati tra gli ottovolanti e i megaparcheggi occupano l'intera fascia a lago. A Lazise il regno del cemento (e degli abusi condonati) è Caneva, il parco acquatico ora raddoppiato con Movieland: mostruosi capannoni in calcestruzzo in riva a un maxi-porto.
A Bardolino, dove negli anni '70 un sindaco dc firmò centinaia di licenze la notte prima del piano regolatore, la giunta di Forza Italia sta varando un'altra mega-darsena al posto del campeggio pubblico. Il sindaco dovrebbe astenersi, visto che gestisce due camping privati concorrenti, ma l'opposizione teme l'alterazione delle correnti (l'effetto "lago morto") e nuovo cemento. Lo sponsor politico è Aldo Brancher, l'ex tangentista della Fininvest (reati prescritti grazie all'abolizione del falso in bilancio) che ora è il più potente parlamentare locale: all'assemblea di presentazione del porto ha dato degli «imbecilli» ai cittadini che si oppongono allo sviluppo turistico. Risalendo a nord, la piana del comune di Garda, le pendici montane da Albisano a San Zeno, le colline tra Costermano e Cavaion sono una distesa di villini e condomini. Approvati da giunte di destra e di sinistra. E a Torri è in cantiere l'ennesimo porto turistico. Sulla Riviera bresciana le colline sembrano più grigie che verdi. Tra Desenzano e Sirmione c'è tanto cemento che il parroco della frazione di Rivoltella è arrivato a tuonare dal pulpito contro «un'edilizia immorale». A Toscolano-Maderno il piano regolatore che autorizza mille nuove abitazioni è già stato superato da deroghe e varianti. A Padenghe la lunga spiaggia bianca è stata cancellata da una «passeggiata artificiale con cemento anti-lago e ciottoli grigi da cava», finanziata dalla Regione Lombardia. A Manerba la cascata di Dusano è inglobata in un condominio-residence. Tra le scogliere di Campione, la Coopsette ha comprato per 20 milioni un capolavoro di archeologia industriale e l'ha quasi tutto abbattuto per farne un polo turistico da 160 mila metri cubi con 1.450 parcheggi. È un piano da 200 milioni.
Nell'alto lago trentino, che è un paradiso delle vele, la navigazione a motore è vietata, i depuratori funzionano e la legge Gilmozzi frena le seconde case. Ma il passato pesa: a Riva del Garda è urbanizzato il 44,83 per cento del comune, a Nago-Torbole il 48,90. Dopo tanto cemento, ora sul Garda comincia a nascere una società civile. Che crea comitati «contro la superstrada del Monte Baldo» o associazioni «per il parco delle colline moreniche». L'architetto Rossana Bettinelli, vicepresidente nazionale di Italia Nostra, spiega il perché con un esempio: «L'antica piazza di Bogliaco oggi è un deserto di seconde case. Troppe lottizzazioni restano vuote ma consumano per sempre il territorio. E i cittadini ora si mobilitano». Con qualche rischio.

Lo scrittore Messori è l'anima del comitato che sta aiutando la Soprintendenza a salvare il verde che circonda l'abbazia-capolavoro di Maguzzano. Non ama parlarne ( «Non voglio fare l'eroe»), ma da allora è minacciato: «È vero, ho ricevuto lettere anonime, di quelle coi caratteri ritagliati dai giornali. C'è stato un crescendo, dagli insulti alle minacce di morte. Mi hanno anche spaccato i vetri della macchina, più volte. Sono perfino entrati con i bastoni dentro l'abbazia per fracassarmi l'auto e minacciarmi. Il questore di Brescia era preoccupato, ha voluto farmi denunciare tutto alla Direzione antimafia e manda la polizia qui a sorvegliarmi». L'overdose di cemento e turismo ha da tempo trasformato il Garda in un ipermercato di droga e prostituzione. Ma al peggio non c'è limite. Il mese scorso la polizia ha scoperto che, dietro i due incendi che hanno distrutto le più famose discoteche del Garda (Sesto Senso e Lele Mora House), c'era una presunta faida criminale tra i due imprenditori del divertimento, Leo Peschiera e Piervittorio Belfanti. Un rogo era la vendetta per l'altro, secondo l'accusa, in un incrocio di estorsioni, rapimenti di personale, pestaggi e agguati armati. Altre due discoteche, Backstage (ex Biblò) e Lamù, sono state sequestrate dai magistrati nel luglio 2007, con il primo blitz contro i patrimoni mafiosi mai eseguito nel Bresciano: 49 immobili turistici controllati dalla camorra di Afragola e dalla 'ndragheta di Gioia Tauro. Messori ride amaro: «Sul Garda sembrava impossibile, ma stiamo diventando una zona di lupara».

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