Vi segnalo un articolo dell'Arena di oggi scritto da Anna Maria Schiano dove si parla degli avvenimenti atmosferici come le violenti grandinate estive che vedono coinvolta la zona del Garda e relativo entroterra, tra l'altro si discute anche dellla cementificazione (nominati Cavaion, Affi e Stallavena), causa, a detta del metereologo Luca Lombroso (vedi foto), di " fare innalzare la temperatura terrestre da 2 a 6 gradi" buona lettura.
Mercoledì 3 Settembre 2008
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Si parla di uragani e intanto fuori si scatena la tempesta. È accaduto l'altra sera in sala della Disciplina di Bardolino, trasformata per l'occasione in set televisivo, per il collegamento in diretta con la trasmissione di Rai Tre «Primo Piano», condotta da Maurizio Mannoni. Al centro delle riprese il metereologo Luca Lombroso, autore di numerose pubblicazioni scientifiche e divenuto famoso con la sua partecipazione alla trasmissione «Che tempo che fa», di Fabio Fazio.
Era a Bardolino per presentare il suo ultimo libro in uscita «L'osservatorio di Modena:180 anni di misure meteoclimatiche», nell'ambito della rassegna culturale «Sorsi d'Autore», organizzata dall'associazione Strada del Vino Bardolino. Una conferenza moderata da Riccardo Mauroner, filosofo e giornalista, che per un paio d'ore ha affrontato le tematiche dei cambiamenti climatici e degli uragani, in un momento di estrema attualità per l'evacuazione di due milioni di persone da New Orleans. Così Lombroso è andato in onda intorno alle 11.30 da Bardolino, con Giovanna Botteri e Corradino Mineo in collegamento a sua volta con lo studio dalla Lousiana.
Sullo schermo quindi Lombroso con sullo sfondo i gonfaloni di «Sorsi d'Autore» e del Comune di Bardolino. In mano un palloncino-mappamondo, gonfiato a bocca poco prima dal metereologo, per spiegare al pubblico «che per gli uragani non esistono i confini degli Stati: l'America non l'ha scoperta Colombo, era già lì da milioni di anni», ha ironizzato. Lombroso ha detto a Mannoni e ai telespettatori quello che aveva appena finito di dire in sala: «Gli uragani hanno grande impatto mediatico solo quando colpiscono le zone ricche del pianeta. Su New Orleans è passato che si era già sgonfiato e ha causato solo danni economici, ma di Gustav non si è parlato tanto nei giorni precedenti quando ha devastato Haiti, causando danni umani altissimi».
«Gli uragani», ha spiegato Lombroso, «sono ormai così frequenti che si sono finiti i nomi, poiché c'è un numero ben definito di nomi da attribuire e sono stati tutti usati». Intanto fuori dalla porta si era appena consumato nella zona del basso lago, l'ennesimo temporale con grandine. Mauroner ha chiesto allo scienziato se ci sia un modo per prevederne la caduta. Lombroso ha risposto: «È molto più facile prevedere l'uragano Gustav che la grandine». Si è così sottolineato come la zona del Lago di Garda sia un'area a forte rischio tempesta, tanto che il metereologo dell'Arpav, Paolo Frontero presente in sala, ha riferito come rilevamenti microradar in zona abbiano mostrato come su 45 giorni di pioggia, 22 siano stati caratterizzati da grandine.
Dietro le quinte, il filo conduttore del fenomeno: il mutamento climatico in atto. Secondo Lombroso dettato da tanti fattori: «Energia prodotta con petrolio e quindi immissione di anidride carbonica che potenzia il fenomeno naturale dell'effetto serra. La cementificazione del territorio (citate le zone di Affi, Cavaion, Stallavena), tutti elementi che se non saranno controllati dall'uomo», ha sottolineato , «finiranno per fare innalzare la temperatura terrestre da 2 a 6 gradi, dove le estati come quelle del 2003 saranno normali stagioni». Dal pubblico è stato chiesto come poter intervenire sui livelli del lago di Garda che continuano a salire e scendere. Lapidaria la risposta: «Semplice, ridurre i consumi, soprattutto per usi agricoli»
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