lunedì 29 giugno 2009

Tartufi dolci al cardamomo

Ingredienti per 30 tartufi

- panna 200 g
- cioccolato tritato 250 g
- burro 60
- cacao 100 g
- cardamomo 1 cucchiaio

Prelevate i semi neri (la spezia) dalle capsule verdi (il bacello del cardamomo, per intenderci come la vaniglia) e uniteli alla panna. Fatela scaldare a fuoco dolce e quando sobbolle, spegnete.
Versatela sul cioccolato tritato finemente e mescolate bene fino ad ottenere una crema liscia, unite quindi il burro a pezzettini e mescolate ancora.
Mettete il recipiente in frigorifero a raffreddare qualche ora, volendo anche tutta la notte.
Quando il composto è sodo ma malleabile con due cucchiaini formate delle piccole quenelle di ganache, rotolatele nel cacao, quindi mettete del cacao sui palmi della mano, e rotolando delicatamente le quenelle tra i palmi dategli la forma di una pallina. Conservateli in friforifero ma serviteli a temperatura ambiente per apprezzarne la consistenza.
Io naturalmente ho fatto una variante.
Al posto della panna ho usato panna da cucina di soia. Il cardamomo ho usato quello in polvere (girava in casa). Per il cioccolato ho usato le gocce, che anche quelle avevo in casa, ma forse vanno meglio le scaglie, si scioglie di più il cioccolato.
Per il rivestimento ho usato cacao amaro.
Siccome non gli ho mangiati tutti subito, una parte li ho conservati in freezer.

Ricetta fornita da Bine Maia

venerdì 26 giugno 2009

Micheal Jackson 1958 - 2009

Non sono qui per giudicare la persona ma l'artista.
Volenti o no, apprezzate o meno, le sue canzoni le abbiamo ascoltate un po' tutti; è fuor di dubbio ieri è morto un pezzo di musica.

giovedì 25 giugno 2009

Papi story, intervista a Barbara Monterale amica di Patrizia D'Addario



Intervista di Repubblica.it TV a Barbara Montereale (ascoltata dalla guardia di finanza di Bari come persona informata sui fatti in merito all'inchiesta Tarantini) amica di Patrizia D'Addario (una escort, oggi si fanno chiamare così).
"La mattina dopo mi racconto' che era rimasta con il presidente tutta la notte ...a ...a ...hanno fatto sesso"

martedì 23 giugno 2009

A Puttanopoli non resta altro che Lò Do Alfanò Parfum


Ci hanno tarmato fino allo sfinimento! Chi?
I responsabilil marketing del Lò Dò Alfanò Parfum!
Ebbene si! Anche noi abbiamo ceduto e Vi presentiamo in anteprima il nuovo spot del Profumo più esclusivo d'Italia.
Lò Dò Alfanò Parfum chi lo prova una volta non lo molla più!
Dalle migliori erbe dei prati lombardi, dai petali dei più prestigiosi fiori dei palazzi romani,dai sali dei più profondi fondali marini sardi, nasce un'essenza unica che trova asilo nell'anima del Lò Do Alfanò Parfum.
Sensazioni di immenso, di mistero e di libertà sono quelle che proverai ogni qualvolta che ti cospargerai il profumo.
Il Lò Do Alfano è un prodotto di qualità e non contiene alcuna sostanza riferibile all'art. 3 della costituzione che cita:
"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sv
iluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."

giovedì 18 giugno 2009

Iran, Internet Scià di Persia

Il Web 2.0 sta cambiando i sistemi di comunicazione e d' informazione se ne accorto pure il governo iraniano.
Blog, Facebook,Twitter, Friendfeed ecc. sono stati, in questi giorni "tumultuosi" di dopo elezioni a causa della discussa riaffermazione di Mahmoud Ahmadinejad, gli unici mezzi per organizzare i movimenti di protesta e per creare una libera informazione, un' informazione che viene dal basso con filmati, post ed anche con sms che tramite Twitter vengono pubblicati sul web.
Il governo ha pensato bene di oscurare-bloccare i social network, ma fa più fatica di quel che pensava e ciò è dovuto (tra gli altri) da due fattori:
- L'utilizzo da parte degli utenti iraniani di programmi di anonimato, capaci di sfuggire al "filtraggio" di chi vuol controllare la rete.
- Il secondo, sta nel fatto che più del 70% della popolazione iraniana ha meno di 30 anni e quindi risulta più difficile mettere il "bavaglio"ad un internet evoluto, nell'ottobre 2005 in Iran si stimavano ben 700.000 blog.
Molti giovani iraniani avendo sotto i loro occhi notizie dirette e senza filtri reperibili da ogni parte del globo, hanno ben capito, secondo il mio parere, che un dialogo con gli USA ed in particolar modo con l'amministrazione Obama, possa essere un'occasione unica per migliorare i rapporti con l'occidente e magari uscire definitivamente dal "buio"; non a caso il governo americano ha chiesto ai gestori di Twitter, il quale risulta uno dei protagonisti di queste giornate iraniane,di rimandare i lavori di manutenzione previsti nei giorni scorsi per non far mancare ai movimenti che fanno capo a Hossein Mousavi (candidato sconfitto alle elezioni iraniane) un canale di comunicazione.
Internet ed il Web 2.0 "primattori" indiscussi ed essenziali, strumenti di coordinamento e di libera informazione anche in stati dove spadroneggiano dittature o regimi i quali negano qualsiasi forma di libertà di espressione; primattori anche in paesi democratici nei quali l'informazione è condizionata dalla partitocrazia o addirittura da pochi soggetti.

Articoli

martedì 9 giugno 2009

Papi story (Silvio, Noemi e le altre...)


Ciao a tutti! Per primo grazie delle Vostre visite che aumentano di mese in mese, grazie anche per tutte la mail che mi inviate, grazie molte. Che dire son ancora forti i poteri di delinquenti a norma di legge che trovan molto spesso terreno fertile in persone ignorati (di comodo e non),"nelle fragilità" e nell'opportunismo.
Andiamo avanti e come disse il buon Borrelli : resistere! resistere! resistere!
A proposito in questi giorni ho raccolto vari link della ormai arcinota Papi story, il premier ha mentito nel confessionale del Cardinal Vespa, ha detto il falso (beh non è una novità direte Voi) immagino cosa poteva succedere se ciò fosse accaduto negli USA, in Scandinavia, nel Regno Unito, in Germania.... altro che la sinistra, che tra le altre non c'è ormai più, anzi è quasi sempre andata in combutta con lei Cavaliere.
Fonti. Corriere della Sera, La Repubblica,Corriere del Mezzogiorno, L'espresso, El Pais, You Tube.

P.S. LA NEBBIA E LA NEVE augura a
Clemente Mastella e a Ciriaco De Mita buona permanenza presso il parlamento europeo.

lunedì 1 giugno 2009

L’ambiente e il territorio non si monetizzano!

Vi lascio alla lettura di questo bel articolo di Stefano Bocchio presidente dell'Associazione Melograno di Cavaion V.se, scritto per "il quasi" omonimo periodico, prendendo come esempio il proprio comune, nonché il mio, l'autore descrive, in modo semplice e sintetico, come e perché si è arrivati in molti comuni d'Italia ad un consumo spropositato del territorio a favore di una cementificazione incontrollata dello stesso.

Oneri di urbanizzazione e spese correnti
In tempi recenti, oltre alla spinta della speculazione edilizia privata, il consumo di territorio ha trovato un alleato nella situazione di bilancio dei comuni e nella legge che consente ai sindaci di applicare alla parte corrente dei bilanci gli oneri di urbanizzazione. Si sentono sempre più spesso gli amministratori comunali ammettere apertamente di promuovere lottizzazioni e nuove costruzioni allo scopo di reperire risorse economiche. A parte il fatto che, con il pretesto di garantire ai cittadini un adeguato livello dei servizi, si promuovono spesso programmi elettorali megalomani e spese voluttuarie fuori controllo, così facendo si innesca un circolo vizioso: più costruzioni vuol dire più cittadini, più cittadini vuol dire più servizi…. di nuovo, altre costruzioni.
E’ forse opportuno ricordare brevemente come si è arrivati a questa situazione.
Gli oneri di urbanizzazione, nati nel 1977 per finanziare la realizzazione di strade, parchi, asili, illuminazione, in generale investimenti in opere pubbliche per i cittadini, vennero qualificati dal Ministero dell’Interno “entrate una tantum” per il loro carattere di straordinarietà e per l’obbligo di deposito in apposito conto corrente vincolato. Vennero quindi collocati nei bilanci dei comuni tra le Entrate del Titolo IV (Entrate derivanti da alienazioni, da trasferimenti di capitale e da riscossioni di crediti) e le relative contropartite tra le Spese del Titolo II (Spese in conto capitale). Dunque una destinazione vincolata agli investimenti delle amministrazioni comunali per dotare paesi e città dei necessari servizi. Nel redigere il Testo unico sull’edilizia n. 380/2001 l’allora Ministro Bassanini omise di riportarvi l’art. 12 della legge 10/77 (Bucalossi) che obbligava i comuni a versare gli oneri di urbanizzazione nel conto vincolato.
Nel 2004 l’Associazione nazionale delle Tesorerie comunali rivolse un quesito al Ministro delle Finanze. Il ministro in carica, on. Tremonti, prontamente rispose che se nel Testo Unico la norma non c’era, voleva dire che l’obbligo non era più vigente. Da quel momento i Comuni si sono dati alla pazza gioia saccheggiando oneri e territorio. Poi è tornato il Governo Prodi, che ha confermato l’andazzo per altri tre anni….adesso, invece, ci pensa Berlusconi
Prendiamo ad esempio il nostro comune di Cavaion Veronese: nel bilancio di previsione 2009 sono previsti oneri di urbanizzazione per 1.690.200 Euro. L’andamento degli incassi degli oneri di urbanizzazione negli anni precedenti è stato questo: anno 2004 Euro 995mila, anno 2005 Euro 1.127mila, anno 2006 Euro 1.076mila, anno 2007 Euro 777mila, anno 2008 Euro 865mila. La cifra prevista per il 2009, come si vede è totalmente irrealistica, perché anche negli anni di maggiore espansione edilizia non si è mai raggiunto un importo simile, ma questa è la somma indicata in bilancio e necessaria per garantire (sulla carta!) la copertura del disavanzo del nostro comune. Ma se questo è il gioco, è facile immaginarsi il futuro che ci aspetta: il territorio sarà venduto e monetizzato per ragioni di bilancio. Se una metafora può rendere l’idea è come se per andare in vacanza, vendessimo la casa.
Al contrario, svincolare il futuro del territorio dalle esigenze contingenti di bilancio è un passo fondamentale per gestire correttamente un comune.
Solo liberato dallo stato di necessità economica e dall’esigenza momentanea di fare cassa, un amministratore coscienzioso può redigere un piano regolatore pensando a cosa è giusto tutelare, capire quali siano i margini di trasformazione, puntare a minimizzare il consumo di suolo.
È chiaro che questo vuol dire promesse elettorali ragionevoli e attività amministrativa improntata al risparmio e alla parsimonia. Lo stesso atteggiamento che bisognerebbe tenere quando si programmano trasformazioni irreversibili del territorio.