lunedì 20 giugno 2011

Risposta al Signor Roberto Bertamè di Affi

Osservazioni al commento del Sig. Bertamè riferito al post "Il Sole a Cavaion", nel quale, viene pubblicato un articolo tratto dal periodico La Voce del Paese n. 2 del mese di Aprile 2011, dal titolo "Il Sole" di Adriana Bozzetto.
No, signor Bertamè, non sono a conoscenza delle pale eoliche ad Affi (sul Moscal?), conoscevo il progetto del Comune di Rivoli.
Sono d’accordo con Lei che si dovrebbe tener conto dell’impatto ambientale, in questo caso paesaggistico. Purtroppo la tutela del paesaggio nel nostro Paese, intendo l’Italia, non interessa a nessuno, anzi sembra si sia fatto di tutto per favorirne il saccheggio (Le consiglio la lettura di “Paesaggio Costituzione cemento” di Salvatore Settis[1] per i tipi di Einaudi[2]).
Non riesco ad immaginare un altro Paese con tanti epigoni di Attila che, come insegnavano a scuola una volta, dove passava lui non cresceva più neanche un filo d’erba.
Se proprio siamo sensibili alla conservazione del paesaggio non dovremmo scandalizzarci solo per pale eoliche poste, immagino, dove i venti soffiano abbondanti: i falsi abeti che crescono ovunque, in realtà ripetitori per consentire alla società globalizzata di mettersi in contatto con gli altri abitanti del global village in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo. Lei, usa il telefonino? Sa come funziona? Lei, usa il computer: sa come funziona?
Per non parlare poi della distruzione di territorio agricolo per costruire abitazioni non si sa per chi, vista la “crescita” demografica italiana. Credo che dovranno passare un paio di generazioni prima che lavoratori stranieri, immigrati da terre lontane, possano permettersi l’acquisto di un appartamento o di una casetta a schiera. Per non parlare di “prestigiose ville con piscina” costruite in luoghi con vista mozzafiato, “ville” che assomigliano a bungalow, di nessun pregio architettonico. Sarebbe poi interessante sapere a che classe appartengono in riferimento all’impatto ambientale, classe A o classe Z?
Ha mai visto Lei un cantiere con un cartello sul quale si possa leggere che il signor tal dei tali si sta costruendo una casetta per sé? Io, no, tutte società varie immobiliari, Perché?
E non è solo distruzione di terreno agricolo: sono buchi nella terra, crateri immensi per ricavare sabbia, ghiaia, per ricavare creta, fianchi di colline lacerati per ricavare pietre, ecc. ecc.
Di fronte a tutto questo, la mia simpatia va senz’altro alle pale eoliche, naturalmente collocate in luoghi, tenuto conto sia del corso dei venti sia della salvaguardia del paesaggio.
Ritornando ai nostri rispettivi paesotti, voi almeno avete bei marciapiedi, strade curate, ed altro forse. Noi non abbiamo nemmeno quello: marciapiedi fatiscenti, strade altrettanto, deflusso delle acque piovane pressoché inesistente, per cui molte strade, quando piove, si trasformano in veri e propri progni, illuminazione stradale composita, ed altro. Per non parlare di un debito pubblico classificatosi al secondo posto, a livello regionale. Solo medaglia d’argento, purtroppo.
Magari, in futuro, si potrebbe proporre una ottimizzazione delle sinergie amministrative, da attuarsi fondendo piccoli comuni limitrofi: si ridurrebbero sicuramente i costi del personale. E poi un controllo annuale, da parte della Corte dei Conti, delle spesuccie sostenute dalle Amministrazioni Comunali//Regionali. Le valutazioni sarebbero da farsi sulla base di seri parametri di spesa pro abitante che, se superati, dovrebbero avere come conseguenza la rimozione in toto dell’Amministrazione con debita ed adeguata punizione pecuniaria.
Le Provincie non le ho dimenticate, solo andrebbero eliminate.

La saluto cordialmente

Adriana Bozzetto


[1] Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte, ha diretto il Getty Research Institute di Los Angeles e la Normale di Pisa. Ora, a Madrid, ha la Cátedra del Prado.
[2] Sul retro di copertina si legge: “Il paesaggio è il grande malato d’Italia. Quello che fu il Bel Paese fa scempio di se stesso, è sommerso dal cemento. Che cosa sta succedendo agli italiani, che cosa ci acceca? E’ ancora possibile indignarsi, recuperare memoria storica, riguadagnare spazio all’insegna della Costituzione?”

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