VENEZIA La disoccupazione è a livelli più preoccupanti di quanto mostrino le statistiche ufficiali, con punte di oltre il 20% al sud. L'allarme è della Cgia di Mestre, che, sommando al numero dei disoccupati quello degli scoraggiati, cioè di coloro che hanno smesso di cercare perché ormai frustrati dall'impossibilità di trovare lavoro, ha calcolato un livello di disoccupazione del 10,2% contro l'8,2% stimato dall'Istat per agosto.L'esercito dei disoccupati, che la confederazione degli artigiani definisce reali, arriva a un totale di 2,621 milioni persone, 528.592 in più rispetto al numero calcolato dall'Istat.
Il tasso di disoccupazione al Sud è al 17,2% e in Campania, dove i livelli sono più critici, un abitante su cinque è senza lavoro riconosciuto. Nella Regione, rileva la Cgia, la disoccupazione reale è al 20,1% (+5,8 punti sul dato Istat), in Puglia 17,5 (+4), in Calabria 17,3 (+5,7) e in Sicilia 16,8 (+1,8).
«Sebbene il numero di inattivi nel nostro Paese sia rimasto stabile negli ultimi decenni», sottolinea Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, «dall'avvento della crisi a oggi, coloro che hanno deciso di non cercare più un lavoro sono cresciuti in maniera decisa». Negli ultimi due anni sono fuoriuscite dalla categoria dei lavoratori oltre 500mila persone che, di conseguenza, non sono più classificate come occupate o in cerca di occupazione. «Ciò significa», dichiara Bortolussi, «che il tasso di disoccupazione calcolato dalle statistiche ufficiali è inferiore a quello reale. Pertanto, alla luce del forte aumento degli scoraggiati, abbiamo stimato un nuovo indicatore: il tasso di marginalità dal lavoro, inteso come sommatoria dei disoccupati e di quel forte numero di sconfortati cresciuto proprio in questo ultimo periodo».
Il risultato fa esplodere la disoccupazione reale nel Mezzogiorno, mentre nel Centro Nord i differenziali tra le due medie rimangono contenuti. «L'esercito dei nuovi scoraggiati», sottolinea Bortolussi «si concentra prevalentemente al Sud. Tra le 528.592 persone che in questi ultimi due anni di profonda crisi hanno deciso di non cercare più un lavoro, oltre il 61% risiede nelle regioni del Mezzogiorno. È evidente» precisa il leader della Cgia, «che gran parte di queste persone è andata ad alimentare abusivismo e lavoro nero con gravi ripercussioni per le aziende che, nonostante le difficoltà economiche, sono rimaste in attività».
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