lunedì 26 ottobre 2015

Berlino, sempre meno auto!

In Germania è aumentata l’età media di chi acquista l’auto:
  • 46 anni nel 1995 ;
  • 52 anni nel 2013
  • Berlino: il 46 per cento degli abitanti non possiedono un’auto di proprietà (2013);
  • Monaco, la maggior parte di chi possiede l’auto, la usa meno di 45 minuti al giorno;
  • Per i giovani tedeschi, minori di 25 anni, la macchina «è un mezzo di trasporto come un altro».
  • Solo il 18 per cento dei giovani tedeschi sotto i 25 anni pensa acquistare un’auto in futuro.
  • Nel 2000 il 15 per cento di coloro che compravano un’auto avevano meno di 29 anni.
  • Nel 2010, solo il 7 per cento degli acquirenti d’auto aveva meno di 29 anni: in 10 anni la percentuale di giovani acquirenti si è dimezzata.
  • La bicicletta invece non conosce crisi: su circa 80 milioni di cittadini in Germania, secondo il Ministero dei trasporti sono 73 milioni coloro che possiedono una bicicle

  • Dal blog "Benzina zero"


    I giovani berlinesi dicono addio all’auto: “Non ci serve più”
    di Laura Lucchini
    Tratto dal sito Il mitte.com
     
    Sebastian Schmidt è un musicista berlinese di 35 anni. Il suo lavoro, come batterista, lo obbliga a muoversi continuamente, tanto in città come fuori. Eppure, secondo quanto racconta, da anni a questa parte ha rinunciato all’automobile. «È una decisione molto consapevole», spiega, «sono troppo rare le volte in cui davvero ho bisogno di un veicolo e possederne uno è semplicemente troppo caro. Può accadere al massimo in cinque occasioni al mese. In questi casi ho varie opzioni: taxi, car sharing, o chiedere un’auto in prestito ad amici».

    Schmidt appartiene a una maggioranza tra i suoi coetanei tedeschi. In Germania, patria di Volkswagen e Mercedes, dove l’industria automobilistica continua ad essere un pilastro portante dell’economia, una tendenza si sta confermando con forza: i cittadini con meno di 40 anni danno sempre meno importanza al fatto di possedere un veicolo proprio. Nelle loro scale di valori riguardo agli oggetti di uso comune si impongono smartphone e biciclette. I dati inquadrano una società che si muove verso il futuro e che obbliga l’industria di settore a ripensare i suoi modelli.

    domenica 11 ottobre 2015

    Tassista apripista


    Sono sicuro che molti di voi si ricorderanno la evergreen dal titolo Joe Le Taxi interpretata nel 1987 da Vanessa Paradis (la ex-moglie di Johnny Depp per darvi qualche coordinata di riferimento). Il 45 giri in vinile rappresentò uno dei più grandi apripista durante la fine degli Anni Ottanta quando iniziavano a nascere i primi grandi locali da ballo che avrebbero raggiunto l’acme nel successivo decennio. La canzone quando venne lanciata per la prima volta veniva trasmessa anche 500 volte la settimana da ogni emittente radiofonica francese: il sound dallo stile pop che caratterizza quel brano è ancora oggi un apripista nelle serate di revival musicali. Il testo della canzone racconta di un simpatico ed utile tassista francese (Joe appunto) che intrattiene i suoi clienti durante i vari tragitti che effettua lunga la città con musica in stile rumba, raccontando a loro il lifestyle notturno di Parigi. Per quanto il tassista Joe possa essere stato utile all’epoca questo non significa che oggi possiamo considerare ancora tale questa professione. In rete e nei social è pieno di petizioni e catene virtuali di email che chiedono a gran voce la riduzione del numero dei senatori, la revoca dei vitalizi oppure la diminuzione dei loro emolumenti mensili, come se l’unica casta fosse quella dei parlamentari.
    Nessuno invece parla mai dei tassisti, il mestiere più obsoleto ed ormai inutile del mondo che non ha alcun futuro già nei prossimi cinque anni a fronte del progresso tecnologico che stiamo vivendo. Non vedete manifestazioni contro i tassisti, caso mai il contrario: manifestazione dei tassisti contro Uber o contro il car sharing. I tassisti di oggi sono dinosauri che camminano, la loro estinzione è già annunciata, si tratta solo di capire se avverrà con il sangue oppure con il silenzio. Fermatevi a riflettere un momento, questa categoria professionale ha avuto un senso di esistenza fino a quando non sono arrivati prima i navigatori GPS a buon mercato e successivamente l’era degli smart phone e delle loro applicazioni. I tassisti rappresentano una casta a tutti gli effetti, quando qualcuno o qualcosa rischia di compromettere il loro strapotere o minaccia la loro esistenza, eccoli pronti a mobilitarsi con accanimento contro il naturale progresso tecnologico e contro la vostra convenienza. Pensate che tra cinque anni ve ne sarà ancora bisogno ? Già oggi se ne potrebbe far a meno, con indiscutibili vantaggi per gli utenti, la qualità dell’aria che respiriamo, la viabilità delle strade e i costi delle assicurazioni. Andiamo per gradi. In pochi sanno che proprio noi italiani (o almeno un centro di ricerca universitario di Parma denominato Vislab) ha ideato e venduto ad un developer californiano il primo brevetto di un auto intelligente ovvero che si guida e si pilota da sola senza interazione umana. Si tratta proprio di un auto di serie che ti porta a destinazione senza che nessuno sia alla guida.
    Non sono gli unici al mondo. In Olanda esista già il bus navetta che si guida da solo, si chiama Wepod, mentre a Tokyo sono già in funzione cinquanta taxi completamente autonomi. Il colpo di grazia o la killer application per l’intera professione sarà comunque la G-Car ovvero la Google Car. Sostanzialmente si tratta di un miniveicolo in stile Smart a trazione elettrico che metterà a dormire per sempre Joe Le Taxi & Company. Non stiamo parlando di qualcosa che sarà disponibile tra 50 anni, ma al massimo cinque anni sarà massivamente diffuso nelle grandi metropoli. Sapete come funzioneranno tutti questi nuovi smart taxi ? Mediante il vostro smartphone ed una app dedicata invierete la vostra richiesta di chiamata di un driverless taxi (senza conducente). La app comunica alla centrale degli smart taxi dove siete ubicati e quello più vicino, se non occupato o già prenotato, si mette in strada per venire a prendervi. Quando arriva, entrerete nell’abitacolo, digiterete su una tastiera la vostra destinazione e a quel punto vi verrà visualizzato il percorso che si effettuerà, il costo del servizio di trasporto e la durata stimata del viaggio. Avvicinerete il vostro smart phone o la vostra contact less card al sensore di ricezione del pagamento ed una volta andata a buon fine la transazione, lo smart taxi si metterà in strada. Il costo del servizio sarà notevolmente conveniente in quanto mancherà la componente umana da retribuire e la componente di esercizio usuale come il carburante.
    A quel punto tutta la mobilità delle grandi città ed aree metropolitane muterà sensibilmente, nessuno avrà più in mente di acquistare una propria auto per guidarsela da sé, si preferiranno questi smart vehicle tanto per andare a lavorare che per gli spostamenti personali quasi quotidianamente, sia per la convenienza economica e sia per la comodità (pensate all’incubo del parcheggio quando si arriva a destinazione). Non vedremo mai più code kilometriche di auto – occupate da un singolo guidatore – ai vari svincoli delle tangenziali perchè il numero di veicoli tradizionali subirà una decimazione già entro i prossimi venticinque anni. Ne beneficerà anche la sicurezza stradale in quanto il numero di incidenti (causati dalla distrazione o irrazionalità umana) sarà prossimo allo zero visto che i sensori degli smart vehicle rispetteranno alla lettera i limiti di velocità e la segnaletica stradale. Avremo pertanto anche una qualità dell’aria molto più confortante, essendo la maggior parte dei nuovi veicoli a trazione elettrica o ibrida, almeno per quanto riguarda le aree ad alta densità di popolazione. Le auto come le conosciamo oggi non scompariranno tuttavia diventeranno una sorta di hobby molto costoso, solo per il gusto retrò di acquistarne una e continuare a guidarla in senso tradizionale. Venendo a mancare la componente umana sulla mobilità di superficie probabilmente non incontrerete mai più un tassista come Joe che vi faceva sorridere con i suoi anedotti, tuttavia a sorridere sarà il vostro stile di vita e soprattutto il vostro portafoglio.