Brevi considerazioni:
Produrre energia elettrica con l’uso di pannelli fotovoltaici è una pratica che si sta sempre più diffondendo, anche grazie a sostanziosi contributi, e alla quale non si può che guardare con favore, dal momento che si utilizza una fonte energetica inesauribile, il sole, e si contribuisce in modo sostanziale alla riduzione di emissione in atmosfera di gas serra.Accanto alla creazione di piccoli impianti localizzati sui tetti degli edifici, però, stanno ora iniziando a proliferare le richieste di autorizzazione alla creazione di impianti a terra, denominati un po’ eufemisticamente “parchi fotovoltaici”: si tratta di schiere di pannelli disposti in file parallele con adeguato orientamento, sopraelevati rispetto al piano di campagna.OmissisCome movimento “Stop al consumo di territorio” abbiamo discusso e ci siamo confrontati con altre realtà interessate da progetti analoghi, giungendo alla conclusione che sia fondamentale dire un tassativo NO a tali realizzazioni, per molte ragioni, la prima delle quali è: perché occupare suolo agricolo o superfici libere per realizzare impianti che possono trovare spazio (e quanto!) su superfici già irrimediabilmente compromesse dal punto di vista naturale, come ad esempio i tetti dei capannoni?Il no agli impianti fotovoltaici che consumano suolo è stato pronunciato anche da coloro che sono intervenuti al convegno “Fotovoltaico sì, ma dove?” tenutosi il 3 luglio a Carmagnola, organizzato per mettere a confronto voci diverse su un problema che sta toccando la città molto da vicino: la giunta comunale ha infatti deliberato un parere negativo nei confronti di una richiesta di costruzione di un impianto a terra di 7 ettari (tra l’altro il sindaco riferiva che stanno arrivando altre domande: 30 ettari da una ditta tedesca, 40 ettari verso Ceresole,..).OmissisIl motivo fondamentale della nostra posizione nettamente contraria è ovviamente che la creazione dei “parchi” comporta consumo di suolo (non così semplicemente restituibile alla natura o all’agricoltura ed esaurimento dell’impianto…), consumo di spazio (bene preziosissimo nei nostri territori così densamente antropizzati), e in definitiva presenta una contraddizione di fondo: quella di ricorrere ad una fonte energetica rinnovabile consumando però un’altra risorsa non riproducibile, il suolo!
Ci sono poi altre considerazioni da fare:- L’impatto sul paesaggio determinato da ettari di filari di pannelli, al di sotto dei quali nel migliore dei casi ci può essere un prato nel quale però la biodiversità sarà sicuramente ridotta, dal momento che si crea un microclima sfavorevole; quando invece i pannelli sono integrati nei tetti l’impatto visivo è minimo e quello ambientale nulloOmissis- La diffusione di piccoli impianti, nei quali le famiglie diventano produttrici di energia, stimola la consapevolezza dei propri consumi e l’acquisizione di stili di vita energeticamente sostenibili- La creazione di grandi impianti su suoli agricoli, infine, non può che determinare un grave squilibrio nel mercato degli affitti agrari, dal momento che già ora l’affitto di un terreno per impianti fotovoltaici è circa il triplo di quello normale.Omissis
Tratto dal post "Perchè no al fotovoltaico su terreni agricoli"
blog stopalconsumoditerritoriosaviglianese
Trentino, La Sat: «Pannelli solari solo sui tetti»
E per la serie siamo propositivi :
I pannelli fotovoltaici lungo l'A22: una fonte energetica senza consumo di territorio
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