"Il non cercare l'approvazione degli altri, il non dover più giustificare con nessuno per essere chi sei,una persona rara, unica e fiera"
martedì 25 giugno 2013
Salvate il Lago Benaco!!! (Lago di Garda)
Video ideato, diretto e prodotto da Adriana Bozzetto
Distribuito da LanebbiaelaneveTV
lunedì 17 giugno 2013
Proposta di legge rifiuti ZERO. Firma anche TU!
Anche presso gli uffici dei comuni del Garda - Baldo potete firmare per la proposta di Legge di Iniziativa Popolare Rifiuti Zero!
Il Comitato promotore nazionale per la proposta di Legge di Iniziativa Popolare Rifiuti Zero – Zero Waste è oggi composto da circa duecentocinquanta organizzazioni in diciotto regioni diverse con associazioni nazionali importanti, come Rete Zero Waste Italy (a servizio dei Comuni e dei comitati Rifiuti Zero locali) - Associazione Comuni Virtuosi (che rappresenta quasi un centinaio di Comuni italiani) – ANPAS (Associazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze) – ATTAC Italia e Re:Common (reti alternative al liberismo), ed altre Reti e Coordinamenti regionali e Comitati ed Associazioni locali che insieme hanno costituito il primo nucleo titolare della proposta di legge stessa.
Le finalità generali del presente disegno di legge di iniziativa popolare si fondano sulle seguenti linee direttrici:
Il Comitato promotore nazionale per la proposta di Legge di Iniziativa Popolare Rifiuti Zero – Zero Waste è oggi composto da circa duecentocinquanta organizzazioni in diciotto regioni diverse con associazioni nazionali importanti, come Rete Zero Waste Italy (a servizio dei Comuni e dei comitati Rifiuti Zero locali) - Associazione Comuni Virtuosi (che rappresenta quasi un centinaio di Comuni italiani) – ANPAS (Associazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze) – ATTAC Italia e Re:Common (reti alternative al liberismo), ed altre Reti e Coordinamenti regionali e Comitati ed Associazioni locali che insieme hanno costituito il primo nucleo titolare della proposta di legge stessa.
Le finalità generali del presente disegno di legge di iniziativa popolare si fondano sulle seguenti linee direttrici:
- far rientrare il ciclo produzione-consumo all’interno dei limiti delle risorse del pianeta
- rispettare gli indirizzi della Carta di Ottawa, 1986
- rafforzare la prevenzione primaria delle malattie attribuibili a inadeguate modalità di gestione dei rifiuti
- assicurare l'informazione continua e trasparente alle comunità in materia di ambiente e rifiuti
- riduzione della produzione dei rifiuti del 20% al 2020 e del 50% al 2050 rispetto alla produzione del 2000;
- recepire ed applicare la Direttiva quadro 2008/98/CE
- recepire ed applicare il risultato referendario del giugno 2011 sull’affidamento della gestione dei servizi pubblici locali
- Promuovere e incentivare anche economicamente una corretta filiera di trattamento dei materiali post-utilizzo
- spostare risorse dallo smaltimento e dall’incenerimento verso la riduzione, il riuso e il riciclo
- contrastare il ricorso crescente alle pratiche di smaltimento dei rifiuti distruttive dei materiali
- ridurre progressivamente il conferimento in discarica e l'incenerimento
- Sancire il principio “chi inquina paga” prevedendo la responsabilità civile e penale per il reato di danno ambientale
- Dettare le norme che regolano l'accesso dei cittadini all'informazione e alla partecipazione in materia di rifiuti
- Introdurre forme di cooperazione tra Comuni per la raccolta porta a porta e la filiera di trattamento al fine di sviluppare l'occupazione locale in bacini di piccola-media dimensione, che favoriscano le attività di produzione e commercializzazione di materiali e prodotti derivati da riciclo e recupero di materia.
domenica 9 giugno 2013
THE HEALTH TAX
Articolo di Eugenio Benetazzo del 25-06-12
Ho avuto modo di parlarne recentemente anche in televisione, l'argomento è chiaramente antipopolare, ma una volta spiegati i benefici che verrebbero generati il consenso è stato veramente notevole con elevato apprezzamento. La Health Tax (volgarmente la tassa sulla salute) rappresenta uno dei sette pilastri sui quali poggia il piano di rilancio dell'economia italiana che ho proposto nella speranza che qualche forza politica se ne faccia portavoce (il primo pilastro è costituito dagli OTIF). La Tassa sulla Salute nasce con lo scopo principe di eliminare la tanto odiata IRAP che contribuisce con i suoi 40 miliardi di gettito alla copertura della spesa sanitaria (112 miliardi stimati per il 2012). Chi fa impresa sa che cosa significa pagare l'IRAP, un'imposta che grava sulle aziende a prescindere dalla effettiva redditività conseguita (vi rimando al calcolo del relativo imponibile per comprenderla fino in fondo). L'IRAP non esiste negli altri paesi occidentali, se provi a spiegarla ad un giornalista straniero, ti guarda come se gli stessi facendo una candid camera. Si parla tanto di rilanciare il lavoro in Italia, ma con la presenza di una questa tassa è impossibile raggiungere questo fine.
Con
la Health Tax invece si creerebbero i presupposti per limitare i
fenomeni di sovraconsumo (pensate ai farmaci da banco che vengono
venduti in confezioni di quattro blister quando ne basterebbe solo una) o
alle cure che devono essere riconosciute a chi ha abusato nella sua
vita di un regime alimentare sconsiderato, nonostante i vari richiami
del suo medico di base. Sappiate che solo il 30% degli italiani riceve
cure ed assistenza dalla copertura sanitaria di Stato, il restante o si
cura nel settore privato o non ne fruisce mai (per sua fortuna). Questo
significa che la maggior parte di noi paga una quota consistente delle proprie imposte
per far curare poco più che un terzo della popolazione. Infine voglio
tranquillizzare i lettori impauriti: la Health Tax non presuppone il
totale abbandono dello Stato nei confronti di un malato, paziente o
infortunato, infatti i casi di emergenza con pericolo di vita verrebbero
sempre e comunque garantiti a tutti. Quello con cui dobbiamo iniziare a
convivere, soprattutto con l'esigenza di risanare il bilancio del
nostro paese, è che non può essere più garantito un tipo di intervento
ed assistenza globale a tutti, costi quel che costi. La necessità
di abbassare il carico fiscale su ogni contribuente e soprattutto sulle
piccole e medie imprese ci obbliga a rivedere la modalità di formazione
della spesa sanitaria ed anche la sua stessa fruizione in base a
livelli di ricchezza ed emergenza.
Ho avuto modo di parlarne recentemente anche in televisione, l'argomento è chiaramente antipopolare, ma una volta spiegati i benefici che verrebbero generati il consenso è stato veramente notevole con elevato apprezzamento. La Health Tax (volgarmente la tassa sulla salute) rappresenta uno dei sette pilastri sui quali poggia il piano di rilancio dell'economia italiana che ho proposto nella speranza che qualche forza politica se ne faccia portavoce (il primo pilastro è costituito dagli OTIF). La Tassa sulla Salute nasce con lo scopo principe di eliminare la tanto odiata IRAP che contribuisce con i suoi 40 miliardi di gettito alla copertura della spesa sanitaria (112 miliardi stimati per il 2012). Chi fa impresa sa che cosa significa pagare l'IRAP, un'imposta che grava sulle aziende a prescindere dalla effettiva redditività conseguita (vi rimando al calcolo del relativo imponibile per comprenderla fino in fondo). L'IRAP non esiste negli altri paesi occidentali, se provi a spiegarla ad un giornalista straniero, ti guarda come se gli stessi facendo una candid camera. Si parla tanto di rilanciare il lavoro in Italia, ma con la presenza di una questa tassa è impossibile raggiungere questo fine.
Proprio l'IRAP è inoltre ad essere maggiormente responsabile di un Total Tax Rate
in Italia di oltre il 60%. Non è possibile pertanto eliminare l'IRAP se
non si individua una copertura finanziaria residua di oltre 40 miliardi
di euro di gettito annuo. L'IRAP può essere pertanto solo sostituita da
un'altra imposta per adesso. La mia proposta prevede l'istituzione
della Health Tax appunto, ovvero una tassa che non colpisce chi crea
lavoro, occupazione e gettito fiscale, ma casomai che colpisce tutti i
contribuenti fisici (quindi non le aziende) che devono partecipare alla
spesa sanitaria in base a quanto gli stessi per ragioni di probabilità saranno imputati a generarla nel corso degli anni.
Questo significa che qualora questa imposta venisse istituita i
contribuenti italiani dovranno pagare in base a determinati livelli e
parametri fisiologici caratterizzanti un determinato stile di vita
alimentare. Ad esempio chi è obeso, chi fuma, chi beve smodatamente, chi
non cura la propria salute, chi abusa di un regime alimentare ricco di
zuccheri e proteine sarà chiamato a pagare notevolmente di più di chi
invece non rientra in queste categorie.
Il
calcolo dell'imposta avverrebbe attraverso un algoritmo che riepiloga
le principali variabili fisiologiche dell'organismo umano (dai
trigliceridi al colesterolo e così via). La Health Tax rappresenta una strada obbliga
se vogliamo mantenere in piedi un sistema di assistenza sanitaria il
più efficiente possibile in quanto genererebbe meccanismi virtuosi di
consapevolezza e responsabilità nei contribuenti stessi, chiamati a
rispondere per le loro scelte di vita. Un ragazzo obeso ad esempio è
destinato a diventare un cardiopatico o un diabetico a 50 anni, e questo
impatterà sui costi della spesa sanitaria complessiva negli anni
a venire. Chi sceglie di ingozzarsi di hamburger o di fumare
accanitamente è destinato ad avere una elevata probabilità di contrarre
una neoplasia al colon o ai polmoni, rappresentando quindi attraverso le
sue cure un costo da scaricare sulla fiscalità diffusa. La
dinamica demografica che caratterizza il nostro paese al pari di altre
economie occidentali non ci permette di mantenere in essere l'attuale
modo di erogare prestazioni di assistenza sanitaria per i prossimi anni,
obbligando ad alzare progressivamente la contribuzione privata
obbligatoria (leggasi aumento dei ticket).
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