BASTIA
Il Venerdì Santo stavo ritornando a casa da un giretto sul
percorso della salute con Baffi, il cane del mio vicino di villa Bonazzo.
All’altezza delle due unità immobiliari stile teleferica mi imbatto in una
giovane coppia. Da come si guardavano intorno e si muovevano era chiaro che
stavano cercando qualche cosa. Li saluto, come faccio sempre quando incontro
qualcuno per strada. I due si fanno coraggio e si rivolgono a me per aiuto. La
giovane signora mi dice che stavano cercando quel posto con alberi, panchine e
tavoli . Le sembrava che fosse da quelle parti ma non riusciva a ricordarsi
come arrivarci. Non me ne sono meravigliata, è stato modificato il tracciato
del percorso della salute.
Spiego ai
due che quei tavoli e quelle panchine non esistono più, distrutti, marciti.
Gli alberi divelti. Quel posto non esiste più, meglio esiste
ma non è più come era una volta, lo hanno trasformato in un “parco
archeologico” inaccessibile.
La signora mi guarda smarrita e delusa. Voleva venire qui il
lunedì di Pasqua per un picnic. C’era stata molti anni fa e ne serbava un bel
ricordo. Chiedo se venissero da Verona, no erano di Caprino. Spiego loro come
arrivarci, giusto per dare un’occhiata e gli consiglio di scegliersi una meta più
piacevole e accogliente per Pasquetta.
L’area intorno alla Bastia, con le acacie che offrivano
ombra ristoratrice a chi anche solo voleva sostare un po’ in quel luogo seduto
ad uno di quei tavoli, godendo la vista di quei ruderi coperti di edera.
Sembrava di essere in un disegno di quei viaggiatori del Gran Tour che a
ricordo dei luoghi visitati li disegnavano su album. Quelli sapevano disegnare
e disegnare richiede la capacità di osservare. Allora sì, era un parco,
accessibile a tutti e in qualsiasi momento. Adesso che lo hanno pomposamente
battezzato Parco Archeologico è freddo, inaccessibile e il percorso per
arrivarci raffazzonato.
Grazie all’imposta di soggiorno tutto si sistemerà, ci
informa l’attuale Amministrazione.
Non ho capito perché tale imposta sia a scadenza, come lo
yogurt. Parte dal 1 giugno, e va bene, ma, perché va pagata solo fino al 31 ottobre? Non
arrivano più turisti dopo il 31 ottobre? E se non ne arrivano più, che senso ha
mettere la scadenza dell’imposta? Se non arriva più nessuno, nessuno paga
niente, o no?
Adriana
Bozzetto (una extra-comunitaria)
Maggio
MMXV
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