Territorio, consumo di suolo al 7% del totale nazionale. In cima la Lombardia
Articolo de "Il Fatto Quotidiano" del 06 maggio 2015
Il rapporto "Recuperiamo terreno" dell'Istituto superiore per la
protezione e la ricerca ambientale evidenzia un dato allarmante sulle
coste italiane: il 19,4% dei litorale entro i 300 metri dal mare è stato
impermeabilizzato. L'aumento del cemento è attribuito alle periferie e
alle aree a bassa densità
Le coste italiane sono ricoperte dal cemento: il
19,4% dei litorale entro i 300 metri dal mare è stato impermeabilizzato,
così come il 16% tra i 300 e i 1.000 metri. Lo certifica “Recuperiamo
terreno – rapporto sul consumo di suolo 2015″, la ricerca redatta dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra)
secondo cui quasi il 20% della fascia costiera italiana – oltre 500
Kmq, l’equivalente dell’intera costa sarda -, è perso ormai
irrimediabilmente e evidenzia come le aree costiere abbiano quasi
triplicato il dato nazionale, che stima un consumo complessivo di suolo
pari al 7% del territorio nazionale.
Il cemento ha attaccato anche 34mila ettari all’interno di aree protette,
il 9% delle zone a pericolosità idraulica e il 5% delle rive di fiumi e
laghi. Ma non sono state risparmiate neppure le zone considerate “non consumabili“,
montagne, aree a pendenza elevata e zone umide. La percentuale di suolo
direttamente impermeabilizzato è salita al 7% (il 158% in più rispetto
agli Anni ’50) e ammonta a oltre il 50% il territorio che, anche se non
direttamente coinvolto, ne subisce gli impatti devastanti. Ha rallentato, invece, negli ultimi cinque anni la velocità di consumo, con una media di 6-7 metri quadri al secondo.
Cavaion Veronese - Loc. Ceriel |
Sono Lombardia e Veneto le regioni più “consumate” (circa il 10%), mentre appartiene alla Liguria
il valore più alto della copertura di territorio entro i 300 metri
dalla costa (40%), della percentuale di suolo consumato entro i 150
metri dai corpi idrici e quella delle aree a pericolosità idraulica
ormai impermeabilizzate (il 30%). Le periferie e le aree a bassa densità
sono responsabili della crescita più veloce del consumo. E ci sono
province, come Catanzaro, dove oltre il 90% del tessuto urbano è a bassa
densità. Le città continuano inoltre a espandersi disordinatamente,
incrementando sempre di più il rischio idrogeologico. Proprio tra le zone a rischio idraulico è l’Emilia Romagna, con oltre 100mila ettari, a detenere il primato in termini di superfici. Monza e Brianza ai
vertici delle province più cementificate con il 35%, mentre i comuni
delle province di Napoli, Caserta, Milano e Torino oltrepassano il 50%,
raggiungendo anche il 60%. Il record assoluto, con l’85% di suolo sigillato, va al piccolo comune di Casavatore nel napoletano.
Chiara Braga, deputata e responsabile ambiente del
Pd, relatrice per la commissione Ambiente della legge sul contenimento e
la tutela del suolo agricolo, ha commentato i dati dell’Ispra
definendoli “allarmanti”, sottolineando la necessità di velocizzare
l’iter legato al ddl contro il consumo di suolo da tempo in discussione
alla Camera. È dello stesso parere Ermete Realacci,
presidente della commissione Ambiente territorio e lavori pubblici della
Camera, secondo cui è necessario “promuovere la rigenerazione urbana”. Erasmo D’Angelis, Coordinatore della struttura di missione di Palazzo Chigi #italiasicura
contro il dissesto idrogeologico, sottolinea la necessità di una
“pianificazione con vincoli di inedificabilità sulle aree esposte al
rischio idrogeologico”.
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