“Fatti non foste a viver come bruti
Ma per seguir virtute e conoscenza”
(Dante – Divina Commedia – Inferno XXVI vv 119-120)
Venerdì 13 luglio, sulla piazza antistante la Chiesa, si è aperta la sagra cavaionese nota come la “Tersa de lujo” abbinata alla mostra intitolata “Presenze artistiche cavaionesi”, che si snoda su via Garibaldi, un tempo l’arteria principale di Cavaion Veronese.
Un tempo, sì perché, come si sa, tutto è in continuo mutamento, divenire, come aveva tenuto a precisare anche il Primo Cittadino del paese nel primo numero dell’ormai scomparso CAVAIONmagazine:
“… Il nostro paese (omissis) si sta velocemente trasformando da pittoresco paesetto a centro di media grandezza con significative e vitali prospettive di sviluppo.(omissis) Penso che il nostro paese, non debba rimanere solamente un bel borgo appollaiato sulla collina, rassicurante solo per alcuni, ma trasformarsi in una favola moderna fatto anche di lavoro, di idee, di possibilità. Uno sviluppo turistico attraverso strutture alberghiere porta gente nuova, sollecitando un fecondo scambio culturale e crea posti di lavoro per i nostri giovani. …”
Autore, o quantomeno firmatario, dell’ Epistola ai Cavaionesi era Lorenzo Sartori e correva il mese di Maggio dell’anno del Signore 2005.
Una signora che si intratteneva in piazza mi raggiunge in via Garibaldi e mi chiede se avessi sentito cosa stavano cantando. Sono salita con lei e mi sono messa ad ascoltare e dopo un paio di minuti me ne sono ridiscesa, disgustata, in mezzo alle opere esposte che, se pur non meritevoli del Louvre sono comunque il prodotto di animi gentili. Ad onor di cronaca, non sono l’unica ad essersi indignata, mi pare di aver colto anche nell’espressione del vice sindaco segni di sconcerto.
La “band” si chiama Castion Boys e propone “Lieder” in dialetto. E, fin qui niente di male. Ho sentito ed apprezzato versioni dialettali di canzoni famose e canzonette in vernacolo molto divertenti, con allusioni erotiche ben lontane dalla volgarità.
Ma quello che si cantava venerdì era semplicemente volgare e disgustoso all’ennesima potenza, incurante della presenza fra il pubblico di innocenti orecchie di bambini ed adolescenti che di tutto hanno bisogno meno che di volgarità.
Ad organizzare i festeggiamenti è la Pro Loco. Forse è sfuggito a chi fa parte di questo ambito della Pubblica Amministrazione che Pro Loco, espressione presa dal latino dei nostri antenati, significa “a favore del luogo”.
Ora, mi chiedo che cosa ci sia a favore del luogo nel proporre volgarità a suon di musica. Si vuole con questo forse sollecitare “un fecondo scambio culturale”? Sinceramente mi sfugge il nesso e mi dico: meno male che gli stranieri con capiscono.
Devo invece constatare che “il borgo appollaiato sulla collina, rassicurante solo per alcuni (a detta del Sindaco)” si è trasformato in rassicurante (per chi?), ammasso di cemento, che il borgo si è imbruttito ed imbrutito trasformandosi non in una “favola moderna” bensì in uno sconcertante incubo, ben rappresentato dallo spettacolino della serata inaugurale della Tersa de lujo 2012.
Immagino che anche la Pro Loco riceva un finanziamento dalle casse comunali, casse alimentate dalle tasse, tributi e gabelle varie pagate dai cittadini, ebbene gradirei sapere quanto sono costati alla comunità i “Castion Boys”.
Qualora la Pro Loco si autofinanziasse, tale fatto non giustificherebbe il cattivo gusto e la volgarità.
Adriana Bozzetto
Luglio MMXXII
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