De Gasperi, La Pira, Moro, il veronese Gonella, Nenni- solo per citarne
alcuni- dall´attività politica non hanno tratto ricchezze. Eppure
parliamo di persone che hanno avuto per anni incarichi di grande potere e
responsabilità (e quando i partiti erano e potentissimi). Oggi
scopriamo che un capetto qualsiasi del Pdl in Lazio in pochi anni ha
accumulato fortune per sé ed i compagni di merende rubando e sperperando
denaro pubblico a piene mani in aragoste, champagne e feste con maiali e
ballerine. Negli anni di Gonella e Moro si costruiva lo Stato sociale
con maggiori tutele, pensioni e sanità gratuita anche per i più deboli.
C´erano meno soldi, eppure il debito pubblico non cresceva. Oggi, mentre
l´Inps chiede la restituzione delle 14esime a 200mila pensionati con la
minima (500 euro al mese), scopriamo che quel piccolo boss del partito
in Lazio andrà in pensione a 50 anni con 4mila euro mensili di
vitalizio. Come pure avr!
à il vitalizio assicurato Nicole Minetti, eletta consigliere regionale
per meriti notturni. Si dirà: che possiamo farci, questa è l´Italia. Ma
non erano italiani anche quei politici sobri e seri che hanno promosso
quel benessere diffuso di cui ancora tutti noi godiamo? Possibile un
declino così spaventoso e repentino dei Palazzi? Ora tutti i partiti si
stracciano le vesti gridando che bisogna cambiare registro, che i
corrotti non verranno ricandidati, che è ora di fare un bel repulisti
generale. Bene, ma se i tanti faccendieri resteranno a casa, chi li
sostituirà in lista? Probabilmente personaggi ancora più voraci. Il
problema è che in questo clima di politica-spettacolo, dove il potere
viene usato come mezzo di arricchimento personale, non c´è bacchetta
magica che funzioni. Un tempo la politica era ideale e militanza (parole
che oggi ai più fanno venire da ridere), oggi mezzo per rubare. Un
tempo la selezione iniziava all´oratorio o nelle sedi !
di partito e durava anni. Tra acqua sacra del Po, nottate ad Arcore o primarie da operetta oggi la selezione viene fatta in diretta
Tv o per ordine del capo. Conta più una frase ad effetto e col tono
giusto detta a «Porta a porta», che l´aver studiato. Conta più l´inchino
al capobastone di partito che lo stare tra la gente. Ma allora non c´è
nulla da fare? Noi speriamo ancora di no, ma servono azioni concrete. È
in discussione il decreto anti-corruzione: lo si approvi. Si rivedano le
norme di finanziamento ai partiti. Si taglino i privilegi. Non si
ricandidi chi ha processi o condanne. Azioni concrete, insomma, non
semplici evocazioni di repulisti stile ´94. Perché quelle monetine
tirate ai politici ai tempi di Tangentopoli, qualcuno è poi andato a
riprendersele. E con gli interessi.
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