Articolo dell'analista Eugenio Benetazzo del 24/07/2014
Ci sono ancora italiani che pensano che le priorità del paese siano
la nuova legge elettorale, la riforma del Senato e la riforma del Titolo
Quinto della Costituzione (termine pomposo e astratto per indicare la
riforma delle autonomie locali). L’attuale governo da quando si è
insediato ha sbandierato la necessità delle riforme e l’impegno ad
ottenerle in tempi brevi e prestabiliti. Ad oggi sono passati esattamente cinque mesi
dalla nomina di Renzi a Presidente del Consiglio e l’Italia si trova
esattamente al punto in cui l’ha lasciata Berlusconi con le sue
dimissioni a fine 2011. Gli ottanta euro in busta paga per una parte
degli italiani (sostanzialmente la base potenziale di voto per il PD)
hanno già fatto percepire tutta la loro fugacità: aspettate il prossimo ottobre e vedrete come li restituirete
assieme agli interessi. Cinque mesi di governo in cui non si è prodotto
nulla di significativo: chi guarda da fuori non vede un Italia in cui
valga la pena ritornare o su cui investire. Come disse con franchezza
destabilizzante l’ex ministro, Fabrizio Barca, durante l’epico scherzo
radiofonico alla Zanzara a metà gennaio, quando la nazione comincerà a
capire che “dall’altra parte vi è solo avventurismo e slogan”
riferendosi a Renzi come successore di Letta allora il baratro piomberà
su di essa. Non manca molto, siamo più vicini di quello che pensate.